Nella mia pratica clinica mi sta capitando sempre più spesso che giungano a me pazienti, solitamente di giovane età, talvolta adolescenti che presentano problemi che faticano ad espormi. Mi parlano di ansia, attacchi di panico, a volte usano il termine paranoia, “qualcosa che ho dentro di strano ma che non so spiegare mi vergogno troppo” citando un paziente. Talvolta infatti è soprattutto il senso di vergogna che il paziente sperimenta che rende ancora più difficile verbalizzare cosa realmente accade loro, cosa sentono e provano. E’ questo che generalmente riscontro rispetto ai disturbi ossessivi.

 

COSA SONO LE OSSESSIONI 

 

Le ossessioni si presentano con pensieri talvolta immagini persistenti che si differenziano da eccessive preoccupazioni per la vita quotidiana, perché gli  elementi di cui sono composti sono vissuti come intrusivi ed inappropriati, spaventosi a volte perché non si riescono ad allontanare. Come spesso accade mi viene detto “dottoressa io cerco di non pensarci ma così facendo ci penso di più” e si entra una spirale da cui diventa ancora più difficoltoso uscirne. Certamente, perché il pensare di non pensarci è già pensare (scusate il gioco di parole!). La persona si sente “posseduta” da pensieri, idee ed immagini che occupano la propria mente e sperimentano la sensazione di non poterli eliminare con la propria volontà. Le persone che vivono tale disturbo si sentono cattive, colpevoli per ciò che pensano e  sentono. Un senso di condanna di sé che emerge pur riconoscendo i sintomi come egodistonici, ossia come non parte di sé, ma provenienti da una parte estranea, non razionale.

 

QUALI POSSONO ESSERE LE OSSESSIONI PIU’ FREQUENTI

 

Ci possono essere ossessioni di carattere relazionale: in questo caso sono rappresentate da dubbi sul sentimento provato nei confronti del proprio partner e da fantasie a carattere sessuale nei confronti di persone diverse per cui si innesca nella persona il dubbio ossessivo di non essere davvero innamorati o di sentirsi persino di aver tradito la persona amata. Ci sono poi le ossessioni aggressive: si può avere il timore, la paura di fare del male a qualcuno, come i genitori o il proprio partner: l’idea continua di pensare di aver compiuto degli agiti cattivi contro di questi  possono portare la persona a pensare e ripensare agli avvenimenti, alla ricostruzione minuziosa di ogni singolo dettaglio di una episodio per cercare di arrivare alla consapevolezza che non si è fatto nulla nella realtà, ma pensiamo a quanto questo generi  una spossatezza mentale e psichica a volte estenuante. Talvolta le ossessioni si presentano come parole che non si vorrebbero pensare, o immagini terrificanti a volte scabrose che non si vorrebbero vedere o pensare ma che continuano invece a persistere come fossero parassiti. Le ossessioni possono altresì ritrovarsi sotto forma di impulsi: le ossessioni impulsive si presentano attraverso una volontà  impetuosa di compiere un gesto come il buttarsi da un balcone o da una finestra, oppure di farsi del male. Fortunatamente e generalmente tali impulsi non vengono quasi mai portati a compimento, ma la lotta per non soccombere ad essi  porta allo sfinimento, alla vergogna, al non parlarne e a non chiedere aiuto. Ovviamente quelle che ho citato sono solo alcune nelle ossessioni più comuni, ma ne esistono di molte altre con contenuti che possono riguardare ad esempio l’omosessualità, la religione, la scaramanzia  ecc. ma al di là del contenuto del pensiero intrusivo proviamo a capire l’ansia provata da queste persone in queste occasioni. Tutto questo arriva a compromettere la qualità di vita a livello relazionale, sociale, famigliare e lavorativo fino in casi estremi risultare invalidante.

 

GUARIRE DALLE OSSESSIONI SI PUO’? 

 

Ed è per questo invece che a mio avviso bisogna conoscere: conoscere per capire, capire per comprendere. Comprendere che un disturbo ossessivo è un problema che si può risolvere al pari di altri disturbi psichici come l’ansia o gli attacchi di panico o come una gamba rotta che necessita di essere ingessata. Le malattie mentali sono malattie di cui non ci dovrebbe più essere lo stigma, nulla di cui provare vergogna. Nel caso delle ossessioni la riscontro ancora di più rispetto ad altre problematiche psicologiche ma proprio per le caratteristiche di cui ho ampiamente parlato sopra. I pazienti si stupiscono della normalità con cui possono essere accolti questi racconti ed è fondamentale far capire loro che non sono soli, e che queste problematiche si possono risolvere: la terapia si fa in due lo ricordo sempre ai miei pazienti. E’ fondamentale normalizzare il sintomo e nel mio modo di lavorare andiamo ad indagare cosa significa quel sintomo, quale sia la funzione specifica che ricopre. Successivamente si costruisce un percorso terapeutico cucito come un abito sartoriale sul paziente e sulla storia di vita.